Autore: Carmen Lupo
Il senso di sé si forma, anche e soprattutto, nel rapporto con l’altro.
L’immagine che ognuno ha di se stesso viene costruita sulla base della
relazione con gli altri e, più precisamente, sulla base dell’immagine che
questi altri ci rimandano di noi. Il meccanismo del rispecchiamento, come
meccanismo psicologico fondamentale nella formazione della propria
identità, è stato ipotizzato e studiato nei bambini, sin dai primi mesi di vita,
dallo psicanalista D.H.Winnicott che si è occupato di questo tema,
sostenendo che il precursore dello “specchio” è la faccia della madre1. Nei
primi stadi del suo sviluppo emozionale, l’infante non esiste, se non come
un essere totalmente dipendente dal suo ambiente, il quale è costituito
fondamentalmente dalle cure materne. Tali cure, che Winnicott riassume
nel concetto di holding – ossia sostenere fisicamente e psicologicamente il
lattante, tenendo conto del fatto che egli non sa che esiste qualcos’altro
oltre a sé – giungono magicamente a soddisfare i bisogni del bambino,
grazie all’identificazione e ad un adattamento quasi totale della madre con
il suo bambino.
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