Verso una didattica inclusiva: metodi e strumenti

Maggio 21, 2017

Con questo lavoro sperimentale ho voluto analizzare un fenomeno di grande importanza nella ridefinizione del concetto di “inclusione”, avendo come riferimento l’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole italiane. L’occasione è nata dalla possibilità di considerare quanto impellente sia divenuta una didattica attiva, tesa a permettere, in un contesto ormai multietnico, la giusta integrazione di un variegato gruppo di apprendimento e di come, laddove l’intervento sia stato opportuno, si è manifestato come occasione di interscambio acquisitivo di competenze e saperi reali. L’esempio dato dal contesto interculturale che si è determinato nel piccolo Paese di Riace, nella provincia di Reggio Calabria,  lascia infatti sperare in una visione del mondo che non conosca i confini territoriali dell’appartenenza e non imponga alla cultura il solo peso della tradizione. In questa visione, il concetto di spazio di vita diviene pertanto sempre più quello prefiguratosi da Zygmunt Bauman[1], il quale, piuttosto che riferirsi al tradizionale attributo della sovranità come potere dispiegato da una autorità in un territorio delimitato, ha preferito definire i luoghi dell’esistenza multietnica come la “costruzione”, reale e simbolica, di spazi di interscambio della cultura e dei valori di ogni singola appartenenza, per rendere il mondo comune oltre che  “prevedibile” e gestibile”.

[1] BAUMAN Z. (2002), Modernità liquida, Bari, Laterza

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